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Come affrontare la pressione lavorativa?

Pensavo che, dopo essere andato all’università e aver conseguito un buon diploma, sarei stato capace di trovare un lavoro soddisfacente e di condurre una vita serena, e che questo avrebbe anche significato che il destino mi sarebbe stato favorevole… Ma le cose non andarono proprio a questo modo…

Mi laureai finalmente nel luglio del 2010 e, guardando il certificato di laurea e il diploma che tenevo tra le mani, provai ammirazione per me stesso e pensai: “Ora sono davvero riuscito da un punto di vista accademico. Con la conoscenza che padroneggio e questo bel diploma, nella misura in cui lavorerò sodo, troverò sicuramente il mio impiego ideale e mi creerò un futuro roseo”. Iniziai, quindi, a delineare nella mia mente un buon piano per il mio futuro: una volta trovata un’occupazione rispettabile, mi sarei seduto ogni giorno in un ufficio confortevole. Con il vento o con la pioggia, nulla mi avrebbe disturbato, il lavoro non sarebbe stato troppo faticoso e avrei ricevuto uno stipendio stabile. Le persone intorno a me mi avrebbero guardato con ammirazione, i miei genitori sarebbero stati fieri e io mi sarei sentito orgoglioso di me stesso… Più ci pensavo, più mi emozionavo e mi sentivo come se un buon lavoro fosse proprio dietro l’angolo.

In seguito, iniziai a caricare il mio curriculum sui portali online dedicati al collocamento e, pieno di fiducia, cominciai la mia ricerca di un impiego. Ma quando partecipavo ai colloqui, il personale che si occupava del reclutamento si lamentava del fatto che non avevo abbastanza esperienza, o mi diceva di aspettare e che mi avrebbe contattato se avesse avuto bisogno di me. Avevo creduto che avrei di sicuro potuto trovare un buon lavoro, dal momento che il mio livello di istruzione era alto. Ma non avrei mai immaginato che trovare un impiego sarebbe stato così difficile, o che la competizione sarebbe stata tanto feroce. Le sconfitte si succedettero una dopo l’altra, consumarono progressivamente il mio entusiasmo per la ricerca di un’occupazione ed io iniziai a preoccuparmi per le mie prospettive. Cominciai anche ad avere paura, ogni volta che uscivo di casa, di imbattermi nei miei vicini o nei miei amici più stretti, temendo che mi avrebbero chiesto: “Allora, trovato un lavoro?” oppure “Che lavoro hai trovato?” o anche “Hai già iniziato a lavorare?” o qualcosa del genere. Ogni volta che ciò accadeva, provavo davvero una grande vergogna e non sapevo come rispondere. Tutto ciò che potevo fare era, nel mio imbarazzo, essere evasivo e dire cose del tipo: “Sto presentando domande per un posto e sto sostenendo colloqui”, e “Ho un colloquio per il tal giorno”. Sprofondai nell’ansia e non c’era giorno in cui non mi sentissi malinconico e oppresso. Ma, ancora, ero cosciente del fatto che possedevo conoscenza e un diploma, e che non ero peggiore degli altri: se loro riuscivano a trovare un buon lavoro, allora anch’io potevo farcela. Ma accadde il contrario. Per quanti sforzi ci mettessi, non riuscivo a trovare l’impiego che volevo e, dopo aver fallito più e più volte, caddi nella depressione. Pensavo a tutti i premi che avevo vinto quando ero uno studente, quali i molti riconoscimenti come “Tre buoni studenti”, “Squadra eccellente” e “Gioventù straordinaria”, oltre a una borsa di studio di incoraggiamento e a una borsa di studio nazionale. Possedevo anche un certificato che dimostrava che avevo le qualifiche per svolgere la professione di insegnante, così come il mio diploma universitario. Non avevo forse lavorato duramente per ottenere questi certificati d’onore, in modo da poter trovare un buon impiego, guadagnarmi da vivere e condurre un’esistenza felice? Perché, quindi, con questi certificati e diplomi, non riuscivo a trovare il lavoro perfetto, ma invece continuavo ad andare a sbattere contro muri? Più ci pensavo, più mi sentivo turbato, al punto da perdere ogni fiducia nella mia ricerca di un impiego; ormai non avevo grandi speranze per il futuro e mi sentivo incredibilmente giù.

Un giorno, un amico intimo mi disse che oggi ce la si può cavare al mondo solo se si hanno potere e denaro. Mi spiegò che l’unico modo realistico per trovare un lavoro era spendere un po’ di soldi per crearmi connessioni. All’inizio non fui d’accordo con quanto mi stava proponendo, poiché ritenevo di possedere vere abilità e conoscenza. Perché avrei dovuto sminuirmi creando connessioni e domandando alla gente favori? Pensai che era ignobile. Pertanto, continuai a partecipare a grandi manifestazioni fieristiche per l’impiego, ma trovare un’occupazione richiedeva comunque così tanto tempo e, dato che il mio amico continuava a incitarmi, alla fine sentii che non avevo altra scelta e accettai di crearmi connessioni per trovare un lavoro. Poco dopo, il mio amico mi aiutò a stabilire un buon contatto e, dopo aver visitato queste persone e aver portato loro un regalo, esse mi promisero che avrebbero provveduto a un impiego per me in un’unità di lavoro governativa. Ero così felice quando sentii queste parole, e percepivo che la mia vita stava finalmente giungendo a un punto di svolta. Pensai tra me: “Se avrò un vero e proprio lavoro e un reddito stabile, allora i miei compagni di classe e gli amici intimi mi terranno in grande considerazione e la mia famiglia sarà felice. In un secondo tempo, avrò un matrimonio sereno e appagante. Sarà così meraviglioso!”. Proprio mentre mi stavo immergendo in infinite visioni e fantasticherie sull’avere un buon impiego, accadde qualcosa di imprevisto: il funzionario che stava organizzando per me un posto di lavoro morì a seguito di un’operazione non riuscita. Le mie speranze di ottenere una buona occupazione vennero così infrante. Questa notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno, che mandò istantaneamente in pezzi le mie belle idee. Mi sentivo così addolorato e infelice, e ancora una volta vivevo in uno stato di ansia e di profonda angoscia. Avevo pensato che, con il mio diploma e le mie capacità, avrei dovuto condurre un’esistenza soddisfacente. Non avrei mai immaginato che cercare un lavoro sarebbe stata un’impresa così piena di alti e bassi, quasi un’opera tragica o farsesca. In quel momento, non avevo più forze e persi ogni speranza per il mio futuro. Non mangiavo, non dormivo e me ne stavo chiuso nella mia stanza tutto il giorno. Oltre a navigare su Internet e a guardare telenovele e altri programmi noiosi alla TV, non sapevo cos’altro fare. Piangevo ogni notte in silenzio, sentendomi come se il mio cuore fosse stato svuotato, e mi sentivo completamente disorientato e impotente. Mia madre e mia zia si accorsero di quanto ero scoraggiato, e cominciarono a preoccuparsi molto, temendo che, se non avessi reagito, sarei caduto nella disperazione e la mia salute ne avrebbe risentito. Ancor più, le preoccupava il fatto che avrei potuto diventare un depresso cronico. Spesso facevano del loro meglio per consigliarmi, ma io semplicemente non ascoltavo.

Un giorno mia zia venne a casa nostra e mi consigliò, dicendomi: “Quando ti vediamo stare così male, anche tua madre e io soffriamo. Tutti noi desideriamo un buon lavoro, perseguire il successo professionale e distinguerci dalla massa. Ma non dipende da noi se otteniamo o meno un buon impiego! Abbiamo vissuto a lungo e abbiamo lavorato duramente e lottato in nome di un buon lavoro o per avere una bella vita. Ma indipendentemente da quello che facciamo, la realtà non è mai all’altezza di ciò che desideriamo, e noi intanto ci stremiamo a livelli insopportabili, e andiamo a intrappolarci in un grande dolore. Da quando ho cominciato a credere in Dio, solo leggendo le Sue parole sono giunta a comprendere che il destino di ognuno è controllato dalle Sue mani; non siamo capaci di comandare il nostro fato. …”. Sentendo mia zia propormi queste riflessioni, mi immersi nei miei pensieri e presi a chiedermi: “È proprio vero che non possiamo controllare il nostro destino? Potrebbe essere che possedere un diploma eccellente non significhi necessariamente che troverò un buon lavoro?”. Mia zia mi disse, poi, con tono serio: “Ti ho spesso spiegato anche in precedenza che noi esseri umani siamo stati creati da Dio e che Egli ha creato il mondo e tutto ciò che è in esso, in modo che vi possiamo vivere, e ci ha fornito tutto ciò generosamente. Ma i nostri antenati Adamo ed Eva non ascoltarono le parole di Dio, mangiarono il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, e furono così corrotti da Satana. Abbiamo, quindi, perso la cura e la protezione di Dio e abbiamo iniziato a vivere sotto il dominio di Satana, lottando nella sofferenza. Dio non desidera vederci esistere nel dolore, per cui si è di nuovo fatto carne per esprimere le Sue parole e salvarci dall’essere tormentati da Satana. Lascia che ti legga due passaggi delle parole di Dio”. Annuii, mentre ascoltavo mia zia, e lei lesse: “Desidero solo si comprenda che, senza la cura, la protezione e la provvidenza di Dio, l’uomo, per quanto si sforzi o si dia da fare, non può ricevere ciò che gli è stato destinato. Senza il sostentamento vitale proveniente da Dio, l’uomo perde il senso del valore del vivere e perde il senso dello scopo della vita. […] Pertanto ti esorto di nuovo a non dimenticare che Dio è la fonte della tua vita”. (“Dio è la sorgente della vita dell’uomo”). “L’Onnipotente ha pietà di questi esseri umani che soffrono profondamente. Allo stesso tempo, Egli è stanco di queste persone senza consapevolezza, perché deve aspettare troppo a lungo per ricevere una risposta da loro. Egli vuole cercare, cercare il tuo cuore e il tuo spirito. Vuole portarti acqua e cibo e svegliarti, in modo che tu non abbia più né sete né fame. Quando sarai stanco e quando comincerai a sentire la desolazione di questo mondo, non essere perplesso, non piangere. Dio Onnipotente, l’Osservatore, accoglierà il tuo arrivo in qualsiasi momento”. (“Il sospiro dell’Onnipotente”). Mentre mia zia leggeva, il mio cuore fu commosso dalle parole di Dio e cominciai a singhiozzare. Quelle frasi andarono dritte al mio cuore, come una mamma gentile che chiama i suoi figli a sé perché tornino presto al suo abbraccio e si rifugino sotto la sua protezione. Una piccola luce penetrò nel mio cuore. Solo attraverso le condivisioni che mia zia continuò a donarmi, giunsi a comprendere che Dio governa il destino dell’umanità, e a capire che quali lavori ciascuno di noi avrà nella sua vita e quanto denaro possiederà, in nulla di tutto ciò avremo voce in capitolo, e tutto dipende invece dalla sovranità e dalla predestinazione di Dio. Riflettei a come ero stato così pieno di entusiasmo dopo la laurea, a quanto desideravo ottenere un grande successo e a come pensavo che, con la conoscenza che avevo appreso e i certificati che avevo ottenuto, oltre al mio duro lavoro e alla mia capacità di lottare, avrei sicuramente ottenuto un buon impiego e buone prospettive per il futuro. Non avrei mai immaginato che avrei sofferto di continuo per insuccessi e fallimenti, che non sarei stato capace di trovare un’occupazione soddisfacente e che, anche dopo aver speso denaro e fatto regali, non avrei fatto altro che andare a sbattere contro muri. Niente di tutto ciò dipendeva da me, e io non avevo potuto controllare proprio nulla. Sin da quando ero piccolo, il luogo comune che “La conoscenza può cambiare il tuo destino” si era profondamente radicato nel mio cuore, controllando i miei pensieri e diventando il motto della mia vita. E così avevo studiato sodo e mi ero sforzato di perseguire la conoscenza allo scopo di ottenere un buon diploma. Ma, solo dopo aver conquistato questo diploma, avevo scoperto che possedere un’istruzione di alto livello non aveva assolutamente il potere di cambiare il mio destino. Al contrario, poiché non avevo conoscenza della sovranità e della predestinazione di Dio e avevo sempre desiderato mutare la mia sorte per mezzo del mio buon diploma, avevo finito per affrontare un’intensa lotta, e tuttavia ancora non ero in grado di cambiare il mio fato, mentre avevo sofferto il dolore di resistergli. Proprio in quel momento, mi svegliai alla verità. Per caso, la visione secondo cui “La conoscenza può cambiare il tuo destino”, a cui mi ero sempre aggrappato, era risultata falsa; Dio era la sorgente di tutta la vita umana, e l’avere o meno un buon destino non dipende da quanta conoscenza abbiamo incamerato o da quanto sia valido il nostro diploma, ma piuttosto dalla sovranità e dalla predestinazione di Dio. In quel momento, mi sentii come un bambino che vagabonda e che finalmente ha trovato la sua casa. Ritornare all’abbraccio di Dio era un’emozione così calda e io mi sentivo talmente intimo a Lui, così vicino. In seguito, lessi spesso le parole di Dio e assistetti agli incontri con mia madre e mia zia. Con il tempo, giunsi a comprendere la Sua volontà di salvare l’umanità, trovai il coraggio di vivere, e la fede e la forza per affrontare ostacoli e fallimenti: insomma, mi lasciai alle spalle il mio umore nero.

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Non molto tempo dopo, partecipai a un esame per una posizione di insegnante di sostegno e il mio test scritto si classificò al secondo posto a livello provinciale. Ero contentissimo. Ma quando partecipai al colloquio, cominciai a preoccuparmi: in primo luogo, non avevo abbastanza esperienza di insegnamento effettivo e, in secondo luogo, avevo sentito dire che c’erano molte persone le quali, tramite le proprie connessioni, in questo tipo di esame formale cercavano di entrare di soppiatto. Avevo paura che non avrei passato il colloquio e così, silenziosamente, espressi le mie preoccupazioni in forma di preghiera a Dio, chiedendoGli di guidarmi ad obbedire alla Sua sovranità e di farmi vivere secondo le Sue parole. Dopo aver pregato e ricercato, lessi queste parole di Dio: “Dalla creazione del mondo ho iniziato a predestinare e a selezionare questo gruppo di persone, cioè voi oggi. Il vostro temperamento, la vostra levatura, l’aspetto, la statura, la famiglia in cui siete nati, il tuo lavoro e il tuo matrimonio, la tua interezza, persino il colore dei capelli e della pelle e l’ora della tua nascita sono stati tutti predisposti dalle Mie mani. Persino le cose che fai e le persone che incontri ogni singolo giorno sono stabilite dalle Mie mani, per non parlare del fatto che portarti alla Mia presenza oggi è, in realtà, una Mia disposizione. Non gettarti nel caos; devi procedere con calma”. (La Parola appare nella carne). Le parole di Dio mi dicevano che il mio lavoro, il mio matrimonio - tutto nella mia vita - tutto era nelle Sue mani. Anche gli eventi che accadevano intorno a me e le persone che incontravo ogni giorno, tutto era organizzato da Dio e, quindi, non sarebbe forse stato questo colloquio a cui dovevo partecipare ancor più nelle Sue mani? Il senso della ragione che dovrei possedere come essere creato è che, se avrò o meno successo nel contesto di questo colloquio, devo comunque obbedire alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Quando compresi queste cose, mi sentii molto più tranquillo e mi posi nello stato d’animo di affrontare senza timori quel che sarebbe giunto. Proprio allora, un amico che mi aveva accompagnato all’esame mi dichiarò: “Incrocio le dita per te. Ce ne sono così tanti che hanno attivato le proprie connessioni per far sì che gli esaminatori abbiano un occhio di riguardo per loro”. Quando il mio amico mi disse queste parole mi sentii tuttavia padrone di me e non provai ansia, o inquietudine, per l’esito del colloquio, perché sapevo che se fossi passato o meno era cosa decisa da Dio. Dovevo assumere un cuore obbediente per affrontare questa situazione, lasciare tutto a Lui e permetterGli di predisporre e organizzare gli eventi. Il risultato fu che il mio colloquio e i voti degli esami scritti si collocarono al decimo posto. Inaspettatamente, avevo superato l’esame per il posto di insegnante di sostegno ed ero diventato un docente di scuola elementare. Grazie a questa esperienza, nel mio cuore si consolidò ancor di più la certezza che se possiamo ottenere un buon lavoro o meno ciò non dipende da noi, e neanche dipende dal fatto che abbiamo creato o meno connessioni o che ci siamo intrufolati dalla porta sul retro. Piuttosto si basa interamente sulla sovranità e sulla predestinazione di Dio.

Ripensando alla mia esperienza, non posso fare a meno di riflettere su alcune Sue parole che recitano: “Quando si lasciano i genitori e si diventa indipendenti, le condizioni sociali che si affrontano, e il tipo di lavoro e di carriera disponibili, sono entrambi decretati dal destino e non hanno nulla a che fare con i genitori. Alcuni scelgono una buona specializzazione all’università e, dopo la laurea, trovano un lavoro gratificante, muovendo un primo passo trionfante nel viaggio della vita. Altri acquisiscono e padroneggiano molte competenze diverse, ma non trovano mai un lavoro idoneo o una posizione adeguata, né tantomeno fanno carriera; all’inizio del viaggio della vita si ritrovano frustrati a ogni piè sospinto, assillati dai problemi, con prospettive pessime e un’esistenza incerta. Alcuni si applicano diligentemente allo studio, ma mancano per un pelo tutte le possibilità di ricevere un’istruzione superiore e sembrano destinati a non raggiungere mai il successo, con la loro primissima aspirazione nel viaggio della vita che si dissolve nel nulla. Non sapendo se la strada davanti a sé sia liscia o sassosa, si accorgono per la prima volta quanto il destino umano sia pieno di variabili e dunque guardano alla vita con speranza e paura. Alcuni, pur non essendo molto istruiti, scrivono libri e conquistano una certa fama; alcuni, seppure quasi completamente analfabeti, fanno soldi nel commercio e così sono in grado di mantenersi… Quale professione si intraprende, come ci si guadagna da vivere: le persone hanno qualche controllo sul fatto di fare una scelta buona o cattiva? Queste cose rispecchiano i loro desideri e le loro decisioni? La maggior parte degli uomini desidera lavorare di meno e guadagnare di più, evitare di faticare sotto il sole o la pioggia, vestirsi bene, brillare e splendere ovunque, torreggiare sugli altri e rendere onore agli antenati. I desideri delle persone sono perfetti ma, quando esse fanno il primo passo nel viaggio della vita, arrivano gradualmente a rendersi conto di quanto sia imperfetto il destino umano e, per la prima volta, capiscono davvero che, per quanto si possano fare progetti audaci per il futuro, per quanto si possano accarezzare fantasie ardite, nessuno ha la capacità o il potere di realizzare i propri sogni, nessuno è nella posizione di controllare il proprio futuro. Ci sarà sempre un po’ di distanza tra i propri sogni e le realtà che si devono affrontare; le cose non sono mai come si vorrebbero e, di fronte a tali realtà, le persone non riescono mai a raggiungere la soddisfazione o l’appagamento. Alcune faranno addirittura qualunque cosa immaginabile, compiranno grandi sforzi e notevoli sacrifici per il proprio sostentamento e il proprio futuro, nel tentativo di cambiare il proprio destino. Alla fine, tuttavia, anche se riusciranno a realizzare sogni e desideri grazie al duro lavoro, non saranno mai in grado di cambiare la propria sorte e, per quanto ostinatamente ci provino, non riusciranno mai a superare ciò che il destino ha riservato loro. A prescindere dalle differenze di capacità, di quoziente d’intelligenza e di forza di volontà, gli uomini sono tutti uguali davanti al destino, che non fa distinzione tra il grande e il piccolo, l’alto e il basso, il nobile e l’umile. Quale professione si intraprende, cosa si fa per guadagnarsi da vivere e quanta ricchezza si accumula nella vita sono aspetti che non vengono decisi dai genitori, dai talenti, dagli sforzi o dalle ambizioni, bensì prestabiliti dal Creatore(“Dio Stesso, l’Unico III”). Ogni parola che Dio pronuncia è un fatto. Dopo che lasciamo i nostri genitori e diventiamo indipendenti, il posto che abbiamo nella vita, la professione che possiamo svolgere e quanto denaro possediamo non dipenderanno dal fatto che abbiamo o meno un buon diploma, ma saranno piuttosto determinati dalla predestinazione e dalla sovranità di Dio. Nella vita reale, alcune persone concludono i propri studi con un diploma post-laurea, ma non hanno ciò che serve per realizzare i propri sogni, e non essendo disposte ad accettare un impiego meno importante delle loro qualificazioni, non possono svolgere alcun lavoro e devono semplicemente restarsene a casa; alcune persone, invece, abbandonano gli studi solo dopo aver conseguito un diploma di scuola media e, tuttavia, diventano proprietari delle loro proprie aziende; altri smettono di studiare dopo la scuola elementare e in seguito diventano direttori di società. Nonostante io mi sia laureato con buoni voti, durante tutto il periodo in cui cercavo un lavoro, non ho fatto altro che imbattermi in muri. E in seguito, anche se avevo provato a crearmi connessioni, i miei desideri alla fine non avevano condotto a nulla. Non solo avevo perso il coraggio di esistere, ma vivevo anche ogni giornata in uno stato di sofferenza e di vuoto. Questi fatti mi avevano portato a vedere chiaramente che il destino dell’umanità è nelle mani di Dio, e che solo giungendo innanzi a Lui e accettando la sovranità del Creatore e sottomettendoci a Essa possiamo sfuggire alla lotta e al dolore delle nostre anime. Questi sentimenti sono causati dal fatto che ci affidiamo al nostro duro lavoro e al nostro impegno, mentre potremmo ottenere la benedizione di Dio e vivere liberi, con gioia, pacificamente e a nostro agio!

Grazie Dio! Tutta la gloria sia a Dio!

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