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Le differenze tra la vita della Chiesa nell’Età della Grazia e quella nell’Età del Regno

Parole di Dio attinenti:

Quando, nell’Età della Grazia, Dio fece ritorno al terzo cielo, la Sua opera di redenzione di tutta l’umanità, in realtà, era già entrata nell’atto finale. Tutto ciò che rimaneva sulla terra era la croce trasportata da Gesù sulle spalle, il panno di lino nel quale fu avvolto il Suo corpo, la corona di spine e il manto scarlatto indossati da Lui (ovvero gli oggetti usati dagli Ebrei per schernirLo). In altre parole, dopo il grande scalpore provocato dall’opera della crocifissione di Gesù, le cose si erano nuovamente calmate. Da quel momento in poi, i discepoli di Gesù iniziarono a portare avanti la Sua opera, curando e irrigando le Chiese in ogni dove. Il contenuto della loro opera era il seguente: a tutte le persone veniva chiesto di ravvedersi, confessare i propri peccati ed essere battezzati, e gli apostoli si recarono ovunque per diffondere la storia segreta, il resoconto onesto e imparziale della crocifissione di Gesù cosicché nessuno potesse fare a meno di prostrarsi davanti a Gesù per confessare i propri peccati; inoltre, gli apostoli andavano in ogni luogo per tramandare le parole pronunciate da Gesù. Da quel momento ebbe inizio l’edificazione delle Chiese nell’Età della Grazia.

Tratto da “Lavoro e ingresso (6)” in “La Parola appare nella carne”

In passato, durante i raduni speciali o i grandi raduni tenuti in diversi luoghi, si parlava solo di un aspetto del percorso di pratica. Tale pratica era quella richiesta durante l’Età della Grazia e aveva scarsa relazione con la conoscenza di Dio, poiché la visione dell’Età della Grazia si limitava alla visione della crocefissione di Gesù, e non c’erano visioni più ampie. Si supponeva che l’uomo dovesse conoscere solo l’opera della Sua redenzione dell’umanità attraverso la crocefissione e, pertanto, durante l’Età della Grazia non c’erano altre visioni che l’uomo fosse tenuto a conoscere. In tal modo, l’uomo aveva solo una conoscenza approssimativa di Dio e, a parte la conoscenza dell’amore e della compassione di Gesù, non c’erano che poche cose semplici e irrisorie che doveva mettere in pratica, cose lontane mille miglia da quelle richieste oggi. In passato, indipendentemente da come fosse formata la sua assemblea, l’uomo non era in grado di parlare di una conoscenza pratica dell’opera di Dio, e tanto meno era in grado di indicare chiaramente quale fosse il percorso di pratica più idoneo da intraprendere. Egli aggiungeva semplicemente pochi semplici dettagli a fondamenta fatte di sopportazione e di pazienza; non c’era alcun cambiamento nella sostanza della sua pratica, poiché all’interno della stessa età Dio non compiva alcuna opera innovativa, e le sole richieste da Lui fatte all’uomo erano la sopportazione e la pazienza, ossia portare la croce. A parte tali pratiche, non c’erano visioni più elevate di quella della crocifissione di Gesù.

Tratto da “L’opera di Dio e la pratica dell’uomo” in “La Parola appare nella carne”

D’ora innanzi, parlare della parola di Dio è il principio tramite cui parli. Quando vi radunate, dovreste condividere la parola di Dio e usarla come argomento dell’incontro; parlate di ciò che sapete della parola di Dio, di come metterla in pratica e di come opera lo Spirito Santo. Se condividi la parola di Dio, lo Spirito Santo ti illuminerà. Al fine di porre in essere un mondo della parola di Dio, ciò richiede la collaborazione dell’uomo. Se non entri in ciò, Dio non potrà svolgere il Suo lavoro. Se non parli della Sua parola, Egli non potrà illuminarti. Ogni volta che sei libero, parla della parola di Dio. Non parlare vanamente! Lascia che la tua vita si riempia della parola di Dio; allora sarai un credente devoto. Anche se la tua condivisione è superficiale, va bene così. Senza il superficiale, non ci sarebbe il profondo. C’è un processo da compiere. Con il tuo esercizio, coglierai l’illuminazione dello Spirito Santo su di te e conoscerai il modo in cui nutrirti e dissetarti efficacemente della parola di Dio. Dopo un periodo di simile esplorazione, entrerai nella realtà della parola di Dio. Soltanto se sei determinato a cooperare, riceverai l’opera dello Spirito Santo.

Tratto da “L’Età del Regno è l’Età della Parola” in “La Parola appare nella carne”

“Esperienze di condivisione e comunione” significa parlare di ogni pensiero presente nel tuo cuore, della tua condizione, delle tue esperienze e della tua conoscenza delle parole di Dio, nonché dell’indole corrotta in te. Dopo di che, altri discerneranno queste cose, e accetteranno il positivo e riconosceranno ciò che è negativo. Solo questo è condivisione e solo questo è vera comunione. Non significa semplicemente farsi un’idea delle parole di Dio o di una parte di un inno, e condividere come meglio credi e poi non prenderlo più in considerazione, ed evitare di parlare della tua vita. Tutti discorrono di conoscenze dottrinali e teoriche, senza menzionare quelle ricavate dalle esperienze effettive. Evitate tutti di parlare di tali cose, della vostra vita personale, della vostra vita nella Chiesa con i fratelli e le sorelle, e del vostro mondo interiore. Agendo in questo modo, come può esserci una vera comunicazione tra le persone? Come può esserci vera fiducia? Non ce ne possono essere! Cosa ne dici: se una moglie non confida mai al marito le parole che ha nel cuore, c’è intimità tra loro? Si fidano l’uno dell’altro? Supponi che per tutto il giorno dicano: “Ti amo!” Dicono solo questo, eppure non hanno mai rivelato cosa pensano nei loro cuori, ciò che vogliono l’uno dall’altra o quali problemi abbiano. Non hanno mai parlato tra loro di queste cose, né hanno mai avuto fiducia l’uno nell’altra: se entrambi non hanno mai avuto fiducia reciproca, sono forse una coppia che si ama? Se, quando sono insieme, si scambiano solo parole altisonanti, sono davvero marito e moglie? No di certo! Se i fratelli e le sorelle devono essere in grado di confidare l’uno nell’altro, di aiutarsi a vicenda e di provvedere l’uno all’altro quando sono insieme, ogni persona deve parlare delle sue vere esperienze. Se non lo fai e ti limiti a pronunciare parole altisonanti, dottrinali e superficiali, non sei una persona sincera e sei incapace di sincerità.

Tratto da “La pratica più fondamentale per essere una persona onesta” in “Registrazione dei discorsi di Cristo”

Quando rendete testimonianza a Dio, dovreste soprattutto parlare maggiormente di come Egli giudica e castiga le persone, di quali prove usa per affinare gli esseri umani e cambiarne l’indole. Dovreste parlare anche di quanta corruzione è stata rivelata nella vostra esperienza, di quanto avete sopportato e di come alla fine siete stati conquistati da Dio; di quanta vera conoscenza dell’opera di Dio avete e di come dovete rendere testimonianza per Lui e ripagarLo del Suo amore. Dovete parlare questo tipo di linguaggio in modo più pratico, esprimendovi contemporaneamente in maniera semplice. Non parlate di teorie vuote. Parlate in modo più concreto; parlate con il cuore. È così che dovreste sperimentare. Non armatevi di teorie vuote, apparentemente profonde, solo per mettervi in mostra; questo comportamento vi fa apparire molto arroganti e irragionevoli. Dovreste parlare maggiormente di cose reali tratte dalle vostre esperienze effettive che siano genuine e che provengano dal cuore; questa è la cosa che reca maggiore beneficio agli altri ed è quanto di più adeguato possano vedere. Eravate persone che si opponevano massimamente a Dio, le meno inclini a sottomettervi a Lui, ma ora siete state conquistate. Non dimenticatelo mai. Dovreste meditare e riflettere in modo più approfondito su queste questioni. Una volta che le persone le avranno comprese chiaramente, sapranno come rendere testimonianza; altrimenti saranno propense a compiere azioni vergognose e irragionevoli.

Tratto da “Solo perseguendo la verità si può conseguire un cambiamento di indole” in “Registrazione dei discorsi di Cristo”

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